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Un’azienda può essere paragonata a un’automobile: per tutto il design e la ricerca che fanno sì che l’auto sia il più possibile accattivante visivamente, la prova della sua innovazione e delle sue capacità deriva dal motore. Ciò che si nasconde nel cofano della vettura garantisce i livelli di prestazioni, affidabilità ed efficienza che consentono all’utente di muoversi alla velocità di cui ha bisogno. Per le imprese, il motore è la rete. Ma continuando con questa analogia, un motore Morris Minor del 1971 può alimentare un’Audi TT 2018? No, così come le odierne reti basate sull’hardware non alimenteranno il business digitale odierno.
Il motore del business
Per parafrasare Henry Ford, se dovessimo continuare a progettare hardware più veloci, saremmo bloccati da una rete che ha raggiunto i propri limiti fisici: è tempo di rivolgerci verso qualcosa che possa rivoluzionare la capacità di un’azienda di offrire esperienze migliori ai clienti. La rete che ti ha accompagnato finora non è quella che ti permetterà di evolvere. Nuove potenti applicazioni sono diventate la linfa vitale delle aziende in tutti i settori. Alcuni produttori globali possono già generare fino a quattro petabyte di dati al mese attraverso le proprie operazioni quotidiane; i veicoli intelligenti producono due gigabyte di dati ogni 100 chilometri.
Pensiamo a un produttore alla ricerca di modi per essere più efficiente o a un’azienda di logistica con 1.500 camion, ognuno con una media di 500 chilometri al giorno; se utilizzassero l’infrastruttura hardware esistente, sarebbero travolti dalla quantità di dati generati dalle proprie attività, incapaci di identificarli, analizzarli o proteggerli e perderebbero l’opportunità di utilizzarli per innovare e crescere. I dati in sé hanno poco valore. Ciò di cui le organizzazioni hanno bisogno sono le informazioni contestuali, la comprensione dei dati.
È una sfida che molti si trovano ad affrontare: il 90% delle organizzazioni ritiene di essere svantaggiato dalle complessità della propria rete e l’82% sperimenta interruzioni di rete causate da errori manuali, secondo un report di Dynamic Markets.
E questa sfida è destinata a crescere. Con l’insorgere di una cultura mobile aggravata dall’emergere di IoT e edge computing, le applicazioni e i dati ora risiedono ovunque: nel data center, nel cloud, nelle filiali e persino in un sensore all’edge della rete. Attualmente, circa il 10% dei dati generati dall’azienda viene creato ed elaborato al di fuori di un tradizionale data center centralizzato o sul cloud. Entro il 2022, Gartner prevede che questa cifra raggiungerà il 50%. Inoltre, quanti di quei dati saranno ancora generati dall’uomo?
Dai data center ai “centri di dati”
La necessità di trasformare i dati in informazioni costituirà il fondamento su cui si baseranno le customer experience personalizzate, la brand reputation e i nuovi modelli di business. In quanto tale, l’imperativo chiave per qualsiasi rete deve essere quello di fornire agli utenti aziendali le informazioni nel momento in cui le richiedono. Queste devono essere garantite in modo rapido, sicuro e indipendentemente dal cloud utilizzato o dal tipo di applicazione. Aspetto ancora più critico, devono essere senza soluzione di continuità con il dispositivo che la persona ha scelto di utilizzare. Il business odierno riguarda la scelta semplice e umana del consumatore. Come creiamo questa “produttività aziendale sicura”?
Il passaggio da data center a “centri” di informazione sta mettendo la rete tradizionale sotto grande pressione, in gran parte a causa delle tipiche soluzioni di sicurezza, che non sono integrate nell’infrastruttura stessa. Da progetto, queste soluzioni legacy non consentono lo spostamento libero e sicuro dei dati né permettono di interpretarli.
Oggi, la sicurezza deve essere così intrinseca che quando si verificano violazioni, e succederà sempre, esse possano essere automaticamente rilevate e compartimentate, cosicché qualsiasi impatto potenziale possa essere ridotto al minimo. Se un produttore di automobili non proteggesse i dati trasmessi dai suoi veicoli intelligenti, e qualcuno potesse hackerare il veicolo, metterebbe la vita non solo dei passeggeri e dei conducenti, ma anche dei veicoli che li circondano, istantaneamente in grave pericolo.
Eppure, la risposta non consiste nel non connettere quell’automobile, ma nel connetterla nel modo appropriato. Diventa immediatamente una questione di sicurezza. Tuttavia, sfruttando una Virtual Cloud Network in cui la scalabilità della sicurezza, dell’elaborazione e dello storage è infinita, ora possiamo consentire la gestione sicura dei dati in tempo reale, con un margine di errore quasi pari allo zero.
Semplificare, migliorare e rafforzare
Questo nuovo approccio, la Virtual Cloud Network, si concentra sulla creazione di connettività e sicurezza end-to-end per consegnare la tecnologia aziendale nelle mani dell’utente, su qualsiasi cloud, per qualsiasi tipo di applicazione, servizio e trasporto; che si tratti di un veicolo intelligente, di un lavoratore da remoto, di un sensore in un parco eolico nel Mare del Nord, le potenziali applicazioni sono infinite.
In sostanza, si sovrappone alla cyber-hygiene sul tradizionale livello hardware spostando l’intelligence che tradizionalmente viveva nell’hardware nel software. Ciò fornisce una scalabilità e un potenziale di archiviazione infiniti. Allo stesso tempo, consente alle organizzazioni di aggregare rapidamente, automatizzare e ottenere informazioni dettagliate dai propri dati e applicazioni, in modo che possano sfruttare al massimo il valore dei processi esistenti massimizzando al contempo le opportunità di business future.
Ciò significa che un produttore globale potrebbe automatizzare l’elaborazione dei propri dati per identificare le modalità con cui rendere più efficienti i propri processi, oppure un’azienda di logistica potrebbe identificare il rendimento dei propri veicoli, ad esempio pianificando la manutenzione quando è richiesta, invece che seguire un approccio basato sul calendario.
Potrebbe sembrare un’altra visione di ciò che la tecnologia potrebbe in futuro essere in grado di fare, ma è più di questo. La tecnologia può farlo già oggi. La Virtual Cloud Network non è solo una visione, ma la piattaforma per il futuro delle reti. L’unico modo in cui le aziende possono operare in un mondo digitale è, essendo in grado di rispondere alle condizioni di mercato più velocemente della concorrenza, offrire ai dipendenti gli strumenti per la massima produttività, mantenendo l’integrità delle loro operazioni e, in ultimo, il brand. Un approccio basato sul software può offrire questo, garantendo la sicurezza delle applicazioni, un antidoto alle aziende che hanno paura di innovare e il sandbox più impressionante per gli sviluppatori. L’hardware non può più farlo, il software sì.
Un motore di innovazione
Le interruzioni dovute a infrastrutture fragili e a una sicurezza non integrata, come quelle degli ultimi dieci anni, non possono più accadere e le imprese dovranno abbracciare il cambiamento per sopravvivere all’“economia dell’informazione”. Adottando la rete del futuro e integrando la sicurezza dal data center fino alle filiali e all’edge, le aziende hanno l’infrastruttura digitale necessaria per innovare, scegliere la propria prossima mossa, con rapidità e potendosi concentrare su quello che sanno fare meglio.
La risposta è sempre il software. Qual era la domanda?
Categoria: News & Highlights
Tag: cloud, data center, Gartner, innovazione, SDDC, Virtual Cloud Network, vmware
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