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Michele Apa, SE Manager Italy South di VMware
L’evoluzione del mondo del lavoro
Il modo in cui assumiamo le persone sta cambiando. Il lavoro per la vita, la carriera, trenta anni nella stessa azienda sono tutti concetti che stanno gradualmente scomparendo e che vengono sostituiti dalla gig-economy, con un aumento del numero di lavoratori autonomi, con i team che cambiano dinamicamente nella loro composizione a seconda delle esigenze per specifici progetti e con la consapevolezza che una grande forza lavoro non necessariamente equivale a migliori risultati. Né lavorare per una grande azienda equivale a garantire la sicurezza del posto di lavoro.
In questo scenario in evoluzione, la domanda di talenti e di competenze specialistiche ha reso più difficile assumere e trattenere le persone giuste per sostenere i propri obiettivi come azienda; aspetto confermato dal fatto che il 52% delle organizzazioni italiane ha difficoltà a reclutare competenze digitali in alcune aree di business(1). D’altro canto, ora è più facile che mai impiegare persone, poiché la tecnologia abbatte i confini e avvicina tutti, indipendentemente dalla posizione, se si ha il giusto approccio a come e dove le persone lavorano. Per molte organizzazioni questa è una grande sfida. La tecnologia è il fattore abilitante, ma riguarda davvero le persone: come funzionano, cosa usano per lavorare, come si consente loro di lavorare.
In che modo antichi retaggi influiscono sui dipendenti
Storicamente, i datori di lavoro hanno permesso ai propri dipendenti di lavorare utilizzando un approccio identico per tutti: tutti avevano una postazione, strumenti di lavoro standard e orari di inizio e di fine specificati nel contratto. Non importava che fossi un infermiere, un impiegato o un magazziniere: venivi misurato sulla presenza. Ora le cose stanno cambiando. Siamo nell’era del fare di più con meno, della produttività e dell’efficienza come mantra organizzativi. I vantaggi sono chiari: i lavoratori produttivi offrono di più, il che significa che le imprese ottengono risultati migliori. Tuttavia, qualsiasi datore di lavoro che si aspetta che la propria forza lavoro sia più produttiva senza evolvere nel proprio ambiente di lavoro è destinata alla delusione.
I dipendenti produttivi sono engaged, e questo significa sempre più poter lavorare in un modo che li supporti come individui. Lo spazio di lavoro non è più identificato con una posizione specifica e predefinita, e infatti il 44% delle organizzazioni italiane ha offerto o ha in programma di offrire luoghi di lavoro flessibili ai propri dipendenti(1). La capacità di lavorare in maniera flessibile non dovrebbe essere limitata agli impiegati. I sistemi e le infrastrutture di un’azienda possono supportare ovunque, in qualsiasi momento, qualsiasi accesso al dispositivo? Un’organizzazione è in grado di supportare la propria forza lavoro utilizzando i loro dispositivi preferiti, senza compromettere il controllo, la sicurezza e la governance? Riesce a tenere il passo con il mondo dei dispositivi in continua evoluzione? Oggi, metà delle organizzazioni italiane utilizza i dispositivi wearable sia per la salute che per la sicurezza e smart digital assistant.(1) Le aziende sono culturalmente in grado di accettare un vero spazio di lavoro digitale? E sono pronte a potenziare la propria forza lavoro?
Il Digital Workspace – guidato dalla gente, abilitato per la tecnologia
L’area di lavoro digitale di una persona è il luogo di lavoro digitale di un’altra persona. È quello che intendiamo quando diciamo che il digital workspace è la capacità di supportare modi di lavorare veramente digitali e avere colleghi smart. Occorre migliorare l’esperienza, sia che si tratti di dipendenti, clienti o utenti del servizio. Occorre costruire lo spazio di lavoro digitale dal punto di vista degli utenti. Gli strumenti e i processi tradizionali non sono più adatti allo scopo; e questo è chiaro al 57% delle organizzazioni italiane che sono d’accordo o fortemente d’accordo sul fatto che la tecnologia obsoleta stia ostacolando la produttività e l’agilità(1). Ciò che è richiesto è un approccio basato sulla piattaforma, uno spazio di lavoro digitale.
Le aziende sono pronte per l’area di lavoro digitale?
Qualunque sia l’aspettativa di lavoro digitale di un’organizzazione, è improbabile che possa offrirla con lo stesso approccio applicato ai metodi di lavoro tradizionali. L’azienda dovrà affrontare molte sfide nell’adattarsi a questo nuovo mondo; e in un ambiente di lavoro sempre più digitale e in continua trasformazione, la sicurezza, la privacy e i problemi legati alla governance sono la sfida più grande nell’attuazione della trasformazione del workspace per il 44% delle organizzazioni italiane(1). Il modo in cui assumiamo le persone sta cambiando e sta influenzando la maniera in cui forniamo loro gli strumenti necessari; di conseguenza si sta trasformando il modo in cui li gestiamo. Le organizzazioni che comprendono che questo è un cambiamento culturale tanto quanto tecnologico saranno in grado di attrarre e trattenere in azienda persone ingaggiate; quelle che non coglieranno questa sfida andranno incontro a un impatto negativo sui risultati raggiunti. Nella ricerca sul futuro del lavoro di IDC, il 39% delle organizzazioni italiane prevede di aumentare la spesa per la trasformazione della forza lavoro del 20% o più nei prossimi 12 mesi(1), una chiara indicazione che questa tendenza sta continuando.
(1)IDC EMEA, Future of Work, November 2018
Categoria: News & Highlights
Tag: digital workspace, future of work, gig economy, IDC, lavoro digitale, Michele Apa, smart assistant, vmware
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