NOTA BENE: questo articolo è più vecchio di un anno e potrebbe non essere aggiornato con gli eventi recenti o le nuove informazioni disponibili.
Hervé Basso, Head of Cloud Providers Business, Southern Europe Middle East & Africa, VMware
La maggior parte della comunicazione inerente al cloud viene da pochi giganti digitali e questo porta spesso a dimenticare il ruolo importante rivestito dai Service Provider in termini di vicinanza, supporto e servizi a lungo termine offerti ai propri clienti. Oltre all’offerta di servizi generici, la trasformazione ancora da realizzare riguarda le applicazioni critiche, con una portabilità complessa che richiede servizi su misura in base alle specificità delle aziende e delle app. Proprio qui risiede il valore aggiunto della rete di service provider. La sfida attuale è quella di effettuare con successo il passaggio verso il cloud ibrido e il multi-cloud.
I service provider sono partner della trasformazione verso il cloud
L’analista di Gartner, Rao Santhosh, sostiene che le aziende che non applicano una strategia cloud-first non terranno il passo dei concorrenti. Nel corso del 2019, secondo Gartner, il tasso di adozione del cloud da parte delle aziende si avvicinerà all’85%. La riduzione dei costi e l’agilità promesse dal cloud sono diventate realtà e le numerose applicazioni su cui si basa la nuova economia dei dati sono progettate per la maggior parte in modo nativo sul cloud. La maggior parte dei service provider ha migliorato la propria disponibilità e i requisiti di sicurezza con l’obiettivo di migrare e ospitare anche le applicazioni critiche. In Italia, sono 150 i partner VMware che offrono già servizi diversificati per ospitare le app critiche e i sistemi ERP (Enterprise Resource Planning), i dati sanitari, i siti di e-commerce internazionali e le applicazioni multimediali.
Siamo ancora lontani dall’aver esaurito tutto il potenziale del cloud
Il tasso di adozione del cloud è aumentato sicuramente, ma rappresenta ancora solo il 20% delle applicazioni esistenti. Dovremmo raggiungere il 50% in pochi anni, poiché i service provider stanno ampliando la propria offerta e aumentando il proprio valore. Le aziende lo vedono non solo come un modo per portare agilità alle proprie infrastrutture IT, ma anche come un’opportunità per accelerare l’adozione di nuove tecnologie (Intelligenza Artificiale, Blockchain, IoT…) riducendo i tempi di sviluppo. Le aziende potranno stare al passo con il ritmo rapido dell’innovazione tecnologica solo creando un hybrid cloud che combini i vantaggi del cloud privato con la varietà del cloud pubblico. Sempre più aziende sono tentate di ricorrere a più fornitori cloud e di realizzare il multi-cloud. Le ragioni sono diverse: evitare di essere legati a un unico fornitore, offrire servizi in varie parti del mondo, rispettare le norme specifiche del proprio contesto di business, ecc. Tuttavia, l’abbondanza di offerte non dovrebbe mascherare il rischio di una maggiore complessità nella gestione di più cloud provider.
Il multicloud è sinonimo di complessità?
Milioni di applicazioni devono ancora essere migrate in cloud. Si tratta di progetti strategici che continueranno per molti anni a venire ed è necessario evitare qualsiasi approccio che porti a un aumento delle complessità. Per gestire un hybrid o un multi-cloud è impensabile limitarsi a riunire diversi team e competenze mantenendo la struttura dei data center tradizionali divisi in silos. Per avere successo, è necessario ottenere una migliore compatibilità tra il cloud aziendale privato e i diversi servizi di public cloud. Attraverso questa integrazione, un unico team sarà in grado di gestire efficacemente tutti i cloud con la stessa tecnologia, gli stessi metodi e strumenti. Potrà inoltre offrire il controllo della migrazione end-to-end, la portabilità delle applicazioni e la mobilità del carico di lavoro in linea con gli obiettivi di costo e gli accordi sul livello di servizio (SLA). La sicurezza sarà coerente su tutti i fronti e saremo finalmente in grado di rispettare le scadenze per la delivery di nuove applicazioni.
VMware è il comune denominatore nel cloud
In un contesto in cui sono coinvolti molti attori, il modo più semplice per ottenere questa compatibilità è cercare il denominatore comune. La maggior parte delle applicazioni in tutto il mondo funziona in ambienti VMware; per semplificare il deployment di un cloud privato e la sua gestione operativa, il software VMware è stato integrato per formare una Cloud Foundation alla base dell’infrastruttura digitale. Un approccio equivalente è stato adottato per i service provider, trasferendo il software sulle loro apparecchiature hardware sotto forma di una “Cloud Provider Platform” che utilizza le stesse tecnologie della Cloud Foundation, adattandolo al contesto di un service provider come la necessità di poter gestire in modo massiccio più clienti (multi-tenant). Con l’utilizzo di questa piattaforma, i cloud privati e pubblici formano un ambiente omogeneo che può essere gestito efficacemente attraverso processi di industrializzazione. Molti partner VMware hanno già adottato questo approccio in Italia, tra cui IBM, TIM, Aruba, Dedagroup, OVH, Engineering, Irideos ecc.
VMware ha il più grande ecosistema cloud con 4.000 Service Provider in tutto il mondo, di cui oltre 2.000 in Europa e questa vasta rete di partner è in grado di coprire tutte le esigenze cloud in termini di tecnologia, vicinanza geografica e business.
Le imprese devono essere in grado di dedicare la maggior parte dei propri sforzi allo sviluppo del business e alla competitività. Per raggiungere questo obiettivo, l’approccio e la tecnologia VMware offrono maggiore coerenza per accelerare l’adozione del cloud, riducendo notevolmente le incertezze e le difficoltà. Con la potenza dei 150 Cloud Provider VMware Cloud in Italia, ogni azienda può ottenere con facilità il supporto più adatto alla propria strategia e alle proprie esigenze.
Categoria: News & Highlights
Tag: cloud, Digital transformation, Hervé Basso, Hybrid Cloud, multi-cloud, Service Provider
Ancora nessun commento